mercoledì 31 marzo 2010

A PLACE FOR THOUGHTS

Penso che...
dubiterò sempre di chi dice di conoscermi bene, e ancora di più di chi dice di sapere cosa è meglio per me.
non esista cosa più triste di chi a 20 anni ha programmato la sua vita.
troppa gente creda di avere coscienza della propria identità, solo quando ha trovato (o gli hanno trovato) un nemico.
tantissime persone non sappiano cosa gli piaccia veramente, ma sanno quello che piace agli altri.
pensare che Obama cambierà le cose perchè ha una pigmentazione più scura, che tutti gli omosessuali sono più sensibili, che tutti i negri hanno il cazzo lungo, il senso del ritmo e giocano bene a basket, sia la forma di razzismo più grave.
nonostante mi piaccia molto la verdura, ma non diventerei mai vegetariano.
Gesù Cristo mi è sempre stato simpatico, e sicuramente gli piacciono i Doobie Brothers.
Suonare il basso non voglia dire tentare di essere Marcus Miller.
un giorno forse me ne andrò in Canada.
un'altra cosa triste sia che certa gente non manda i figli a scuola, perchè preferisce pagare il canone di sky e di fastweb.
avere una donna ideale sia assurdo, a meno di chiamarsi Frankenstein.
non mi piace chi scrive canzoni tristi, poi non si sente capito e magari si suicida.
Robert Plant e David Coverdale siano gli unici cantanti che restano credibili urlando "oooohhh baby!"
Bob Dylan abbia scritto le sue prime canzoni (e magari non solo quelle) pensando che così si sarebbe scopato un sacco di ragazze.
Gene Simmons continui a scrivere canzoni per far pensare che lui si scopi un sacco di ragazze.
Le parti di chitarra su "Nevermind" le abbia suonate tutte Dave Grohl.
....

se fossi famoso ste cose le potrei dire in TV, ma per fortuna non è così.

martedì 23 marzo 2010

UNDERCOVER

cover band o bando alle cover? annoso problema... va beh, per cominciare, non ttte le cover\tribute band hanno le stesse motivazioni o gli stessi obiettivi. per prime escluderei come ingiudicabili quelle che lo fanno per portare a casa il pane. quello è un lavoro, e il lavoro risponde a un'esigenza di mercato. se la richiesta è quella, quello bisogna fare (oppure cercarsi un altra occupazione). fra tutti quelli che rimangono, la motivazione (almeno spero e credo) più frequente è sicuramente il divertimento. soldi non ce ne sono, al massimo i compensi sono dei rimbrorsi spese. si crca di suonare qualcosa che diverta prima di tutto chi la suona, ma bisogna comunque ammiccare al gusto dei proprietari dei locali (di solito non proprio il massimo della ricercatezza). di solito ci si riesce anche senza troppi sforzi, e volendo senza sputtanarsi troppo (qui ognuno sceglie il suo livello di compromesso). avendo fatto parte, e facendo parte tutt'ora, di cover\tribute band posso dire che il motivo principale per cui lo faccio è che mi piace suonare dal vivo. semplicemente la trovo una delle cose più divertenti in assoluto. naturalmente il repertorio deve piacermi, almeno in buona parte (qualche compromesso in un gruppo ogni tanto ci sta), e preferisco che non diventi un lavoro, se per questo devo diventare un juke-box. ovvio che preferirei essere in giro a suonare i miei pezzi, e questo si farà appena possibile, anche in perdita (nei locali già con le cover c'è poca trippa per moltissimi gatti, non oso immaginare per la roba originale). Torni a casa stancuccio, ma almeno ti sei divertito, hai bevuto e mangiato a scrocco, hai surrealmente sghignazzato (come sottolineava webatici) guardando gli ubriachi che pogano mentre suoni "whole lotta love", più raramente hai conosciuto qualche bella topa (ancor più raramente sei andato al di la di quattro chiacchere, ma ahò, c'è da smontare...), e cosa da non sottovalutare a fini di esperienza, ti sei esercitato nel problem solving (viste le quasi sempre approssimative condizioni acustiche in cui ti trovi sul palco). da spettatore, è tutt'altra storia. non vado praticamente mai a sentire suonare nessuna cover\tribute band, salvo rarissime eccezioni (amici, parenti e conoscenti che ti invitano, più raramente cose che mi interessano davvero). ma credo che, in generale, chi suona si annoia abbastanza nel vedere altri farlo (parlando di pub e birrerie almeno). ma qualche utilità ce l'hanno, le cover band? non tutte,certo, ma qualche eccezione c'è...
posto che qualche concessione a chi ti ingaggia devi pur farla, il grosso del repertorio (quello che non metti sulla demo, per intenderci) te lo puoi abbastanza gestire. e qui puoi, se non altro, sfuggire alle solite banalità. per quanto non siano pezzi tuoi, è quasi confortante notare che a volte al pubblico piacciono anche canzoni che prima non conosceva (per le ben note ragioni). spesso anzi solo da qualche cover band alcuni vengono a conoscenza di pezzi, e gruppi, che magari fanno parte da sempre del patrimonio culturale di chi suona, ma che restano ignorati dai più. le poche volte che capita, ti senti quasi utile. ricordiamoci che la meggior parte dei frequentatori di birrerie, feste di piazza ed eventi a cavallo del ferragosto, a malapena sa chi sono Clapton e i Led Zeppelin, non ha mai sentito nominare gli Who (anche se si sta ancora chiedendo chi è che canta la sigla di C.S.I.) e quando ti chiede di suonargli "quella dei guns" intende "knocking on heaven's door"....

TUMENI NOTES


Proseguendo nelle recenti discussioni su quale importanza abbia o no abbia la tecnica strumentale, mi torna in mente un veccio libro di cucina che ho trovato nella libreria di casa. nella lista degli ingredienti si trova sempre, o quasi, la medesima frase: "sale quanto basta". La sapienza antica, quella che ha costruito le piramidi, per intenderci, più che calcolare, fare tabelle e statistiche, si affidava alle proporzioni. la logica era quindi fondata, prima di tutto, sul senso della misura. è verissimo che concentrarsi esclusivamente sulla tecnica, fare le gare di velocità, produce veramente poco di buono (basti pensare a fenomeni da baraccone come Michael Angelo Batio, paurosamente tecnico, ma piuttosto povero di idee), anche il rifiuto della stessa non è che faccia progredire la musica. la tecnica si può decidere di non usarla troppo, ma chi la tecnica non ce l'ha non può certo fare il ragionamento contrario...secondo la mia modesta opinione, è sempre meglio avere qualche freccia in più al proprio arco, che non restare senza a metà strada. Il fenomeno del punk ha senza dubbio avuto il merito di riportare con i piedi per terra un rock che stava cominciando a svolazzare un po' troppo, ma, come ogni arma a doppio taglio che si rispetti, ha anche messo in testa a qualcuno che bastava saper accendere un amplificatori e si diventava di colpo musicisti. poi magari, in un atto "ribelle e liberatorio" (sto ridendo) si sfasciavano gli strumenti sul palco (sta ridendo scompostamente anche Pete Townshend), ma certo, era tutto quello che permetteva la "tecnica" in loro possesso. A me sembra che, in principio, quest'ultimo atteggiamento abbia una componente edonistica non inferiore a quello che porta altri personaggi a scaricare raffiche di 64esimi (magari con il sorriso sulle labbra, ben consci di farlo solo per divertimento - il titolo del post è l'autoironico titolo che Steve Morse ha dato a uno dei suoi pezzi). solo la forma è diversa. il mio gusto personale mi fa propendere per i secondi, che, se non altro, fanno qualcosa che assomiglia alla musica. è comunque più probabile fare qualcosa di bello suonando una chitarra, che non sfasciandola per terra... In italia ci siamo poi trovati anche luminari del calibro di renzulli, ma lasciamo perdere, non voglio infierire.
sempre a mio modestissimo parere, se ami la musica, cerchi di comprenderla, di capirne il linguaggio, gli strumenti espressivi, le possibili varienti tecniche. proprio perchè se vuoi fare musica, se vuoi esprimerti meglio, mi sembra fuori luogo rifiutare di imparare qualcosa. anche perchè che c'è di male a suonare bene? a cantare intonati? certo, magari non è "alternativo", quindi in certi circoli è qualcosa da nascondere. ma vorrei sperare che almeno la musica riesca ad evadere certi sterili preconcetti ideologici...

lunedì 15 marzo 2010

THE CRYING GAME

Le lacrime sono forse la osa che tendiamo di più a nascondere. Per quanto giustificate, per quanto espressione più evidente e fisica dei nostri stati emotivi, le tratteniamo quasi sempre con la paura di sembrare deboli. i più inibiti le tratterranno per non sembrare effeminati. Invece, quando sono la manifestazione fisica di un'emozione (specialmente della gioia), sono una specie di antidepressivo naturale. un modo semplice ed efficace che la natura ci ha fornito per eliminare un sacco di scorie che continuiamo a trattenere, e che, per inciso, se si sedimentano, fanno anche male.
I ritmi che dobbiamo tenere ogni giorno lavorano però contro quasi ogni manifestazione emotiva. dobbiamo essere "persone serie". non so voi, ma ogni tanto sento il bisogno di lasciar correre il flusso delle emozioni, e un bel pianto è quanto di più purificante si possa fare (almeno da soli). se poi ci si aiuta con un "catalizzatore" non c'è nemmeno bisogno di concentrarsi... basta farsi trasportare. a me, uomo dai gusti semplici, basta riguardarmi qualche scena di Forrest Gump, oppure, aggiungendo il trasporto musicale, il finale di Rent (musical visto qualche anno fa a Broadway, ma c'è anche il film). niente roba impegnata, niente cervello, niente elucubrazioni, niente bla bla bla...

venerdì 12 marzo 2010

WORD OF MOUTH

A volte mi chiedo perchè, ogni tanto, le varie fonti di "informazione" ci propinino espressioni "nuove", per indicare cose, azioni o persone che nella nostra parlata quotidiana hanno già un termine più che consono ad indicarne il significato. Partendo dall'usanza più odiosa, quella del termine "politicamente corretto". A quale malato di mente (o accademico della crusca, il passo è breve) è venuta in mente l'espressione "diversamente abile"? cos'è? forse pensava che chi ha qualche problema fisico e\o di altra natura si senta meglio, perchè, è ovvio, siamo tutti diversamente abili gli uni dagli altri...e via così, non vedenti, audiolesi, cerebrolesi, tirolesi etc.. forse che cieco e sordo, da aggettivi puri e semplici, sono diventati degli insulti insopportabili? per non parlare dell'odiosissima questione "negro-nero". non so chi ha deciso che l'uno fosse diventato un improperio (il che ha costretto a non poche acrobazie per riuscire a cantare ancora "siamo i watussi"), e solo gli spagnoli si sono salvati (da loro è la stessa parola).
Altra meraviglia: da un po' di anni, i fiumi e i laghi non straripano più, esondano o tracimano.
e poi, perchè mai la macchinetta che ti timbra il biglietto in metropolitana si chiama "obliteratrice"? con un nome del genere, hai paura ad avvicinartici. non vuoi mettere le mani vicino a qualcosa che oblitera (cioè annulla). e poi, da che mondo è mondo, anzi da che metro è metro, il biglietto si timbra...

martedì 2 marzo 2010

FORGOTTEN SONGS - KING'S X

anni 80...hit parade americana che trabocca di bon jovi, poison, skid row etc etc. inciampo nel loro primo lp, "out of the silent planet". qualcosa di più profondo dell'ambiente rock circostante, che parte da Hendrix, dai Beatles, dal soul, e passa per i Led Zeppelin, Mother's Finest. visti quasi per caso a Santa Monica nell'89...grande energia e un bel "pieno" sonoro e vocale per essere un trio. si sapeva che non avrebbero fatto i miliardi, ma almeno non si sono ancora sciolti. rivisti l'inverno scorso, concerto breve ma anche a buon mercato (sui 15 euri,se ricordo bene). i ragazzi (ehm...Doug Pinnick ha 62 anni...) ci sono ancora.