venerdì 12 marzo 2010

WORD OF MOUTH

A volte mi chiedo perchè, ogni tanto, le varie fonti di "informazione" ci propinino espressioni "nuove", per indicare cose, azioni o persone che nella nostra parlata quotidiana hanno già un termine più che consono ad indicarne il significato. Partendo dall'usanza più odiosa, quella del termine "politicamente corretto". A quale malato di mente (o accademico della crusca, il passo è breve) è venuta in mente l'espressione "diversamente abile"? cos'è? forse pensava che chi ha qualche problema fisico e\o di altra natura si senta meglio, perchè, è ovvio, siamo tutti diversamente abili gli uni dagli altri...e via così, non vedenti, audiolesi, cerebrolesi, tirolesi etc.. forse che cieco e sordo, da aggettivi puri e semplici, sono diventati degli insulti insopportabili? per non parlare dell'odiosissima questione "negro-nero". non so chi ha deciso che l'uno fosse diventato un improperio (il che ha costretto a non poche acrobazie per riuscire a cantare ancora "siamo i watussi"), e solo gli spagnoli si sono salvati (da loro è la stessa parola).
Altra meraviglia: da un po' di anni, i fiumi e i laghi non straripano più, esondano o tracimano.
e poi, perchè mai la macchinetta che ti timbra il biglietto in metropolitana si chiama "obliteratrice"? con un nome del genere, hai paura ad avvicinartici. non vuoi mettere le mani vicino a qualcosa che oblitera (cioè annulla). e poi, da che mondo è mondo, anzi da che metro è metro, il biglietto si timbra...

15 commenti:

  1. Ci sarebbe poi anche la questione infinita di tutti i vocaboli inglesi utilizzati al posto di parole italiane che cmq esistono.Per esempio perchè dobbiamo parlare di file?In italiano esiste la parola fascicolo.Perchè parliamo di escort e non di accopmagnatrice?

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  2. Bella lì Euterpe, non a caso il post si intitola "passaparola"... oops, no ;)

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  3. Nella mia angloignoranza credevo (e speravo) significasse "PARLA ME TE MANGET"... :D
    Ci sono cose che si odiano o amano "a pelle": il politically correct mi è stato istantaneamente sui maroni la prima volta che l'ho sentito nominare, con la velocità approssimativa di un miliardesimo di nanoberlusconesimo di secondo o giù di lì...
    Sull'argomento consiglio due letture, un saggio e un romanzo:
    ROBERT HUGHES, La cultura del piagnisteo;
    PHILIP ROTH, La macchia umana.

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  4. A scanso di ogni equivoco con il padrone di casa,mi preme sottolineare che il mio intervento non era assolutamente in polemica con il titolo del post ma semplicemente volevo porre l'accento su un'altra anomalia dell'uso della lingua parlata in Italia.Su quanto dice Unwisdom nel post sono pienamente d'accordo.

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  5. Eheh, ma dai Euterpe, il punto era proprio che non ti fossi accorto del titolo in inglese...
    Mi sembrava divertente, tutto qui, mica volevo insinuare che tu fossi polemico (quello casomai sono io!) :)

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  6. non generalizzerei, ogni parola o definizione che citi ha una sua trattazione. il peso delle parole è dettato dall'uso che se ne fa. obliterare o timbrare ok, ma i termini sulle disabilità sono un argomento delicato. mi leggerò i libri consigliati dallo Zio :)

    non ho dubbi sui termini informatici: li lascerei come nascono. file, hard-disk... penso sempre ai francesi che chiamano il mouse ratòn, non è da ridere? e noi come dovremmo chiamarlo, topo? lasciamo a Starace certe soddisfazioni, che se no torniamo al cognacco, ahah!

    imho ovviamente ;-)

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  7. Comunque credo che la vera piaga della nostra epoca sia l'appiattimento, l'omologazione verso il basso del parlato. Non solo usano 20 parole, ma usano tutti le stesse! L'odiosa espressione "tra virgolette", "Assolutamente sì" e "Assolutamente no" invece di sì o no, il monoavverbio jolly "sicuramente", il monoaggettivo jolly "importante"... e poco altro.

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  8. Mannaggia Alle....
    Bonoooooooooooooooo

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  9. Mi trovi d'accordo, io tendo a definire tutto in modo più diretto e meno obliquo.
    E, possibilmente, in italiano.
    Un altro campo mica da ridere sono le inserzioni delle offerte di lavoro.
    Business development manager, IT supervisor, national key account.
    Ma vaffanculo va.

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  10. un paio di puntualizzazioni:
    @Euterpe:tutti i miei titoli sono in inglese. perchè? perchè mi piace.
    l'abuso dell'inglese, spesso a sproposito, nel discorso (soprattutto) lavorativo, meriterebbe un capitolo a parte. quando sono andato a lavorare in cisco, ho dato un occhio alla mia qualifica, poi ho telefonato a casa: "mamma, ieri ero solo un tecnico, oggi sono diventato "engineer"...che figo neh?

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  11. @Robydick: secondo me la cosa più grave è indorare la pillola, già di per se amara, della disabilità, con dei termini astrusi. se esiste l'unione italiana ciechi, vuol dire che a loro forse è un problema che non interessa

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  12. hai ragione, io personalmente sono anche d'accordo con te. vedi però che hai detto "disabilità"? forse un caso, ma non hai detto "handicap". handicappato è parola ormai italianizzata, è precisissima, eppure si evita di usarla. motivo reale? troppa gente la usa come insulto anche in modo aggressivo. per "non generalizzerei" intendevo che dietro ogni parola c'è un mondo che viene rappresentato. i ciechi sono un caso, i sordi un altro, i disabili motori ancora, quelli mentali ancora, ecc... . ogni categoria ha la propria associazione, problemi specifici ed un modo di chiamarsi e definirsi.

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  13. Sull'imbecillità delle offerte di lavoro ha ragione DiamondDog: va bene che uno dice "serve l'inglese quindi tanto vale usarlo nell'inserzione", ma quando vedo tutte quelle ditte del cazzo che cercano CONTENT MANAGER non posso non immaginarmi gente che va al colloquio fischiettando...

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  14. @robydick: ho scritto "disabilità" , perché è il termine che hai usato tu :)
    @ZioScriba: sarebbe plausibilissimo, perché "content" vuol dire anche soddisfatto... ma tu hai mai visto un manager soddisfatto? io no.

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  15. le parole sono diventate dei paraventi dietro i quali ci si può nascondere nel tentativo di apparire migliori.
    Sono come gli abiti firmati. Perché parlando dei non udenti sei gentile, colto e per le pari opportunità, parlando dei sordi finisci per essere un sempliciotto qualunque che discrimina.
    Se vedi una persona di colore non sei razzista, se vedi un negro sei contro l'integrazione e pure un po' antisemita.
    L'ipocrisia dietro al buonismo dei nostri discorsi politically correct (contato di vomito di accompagnamento), sono il ritratto della nostra cultura dell'apparenza e dell'ipocrisia.
    Smerciamo concetti al costo di un'etichetta, questo, a mio avviso, è traffico di parole. Io preferisco i giochi ai traffici.

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